La pratica filosofica di comunità che adopero nel lavoro di facilitazione di gruppi è uno storico metodo che originariamente nasce dall’attività con i bambini: la Philosophy for Children (P4C), di cui fu ideatore Matthew Lipman e che si è poi evoluta in Philosophy for Community (P4Com), adattata cioè al mondo degli adulti, quindi non solo un’applicazione alla realtà scolastica, ma anche alle organizzazioni, ai luoghi di lavoro, all’ambito sanitario e realtà di disagio (di cui vi è un’ampia sperimentazione). La pratica filosofica della comunità di ricerca ha quindi sviluppato una trasversalità straordinaria in quanto si è dimostrata efficace e adeguata ad ogni contesto; anche per tale ragione, l’UNESCO l’ha definita patrimonio mondiale dell’umanità. I laboratori di comunità di ricerca nascono dalla consapevolezza di non poter <<[…] separare la correttezza del pensiero dalla responsabilità di pensare. […] Non si può separare il ragionamento dal fare, dal credere, dal volere. Sono i nostri atteggiamenti, le nostre scelte, le nostre responsabilità, a fare da sfondo all’impresa cognitiva di costruirci un mondo tra i tanti possibili>> (Marina Santi).
Nei miei laboratori ogni partecipante è coinvolto nel processo di evoluzione del sé col gruppo; in questo modo può toccare con mano lo stesso processo di evoluzione della propria coscienza, che si confronta con quella altrui attraverso il processo democratico nell’ascolto delle diverse ragioni e vivendo l’opportunità di rivedere le proprie da prospettive differenti. La pratica filosofica di comunità è infatti una occasione di crescita.
LABORATI DI EDUCAZONE ETICA
I laboratori sono orientati non solo ad un’educazione emotiva, ma anche ad una educazione etica, con i relativi processi che tale percorso implica. I partecipanti, stimolati eventualmente anche nelle affezioni, sono portati ad elaborare aspetti della coscienza consapevole nelle diverse questioni affrontate, fino alla messa in discussione dell’azione morale e, di conseguenza, della valutazione etica. In altri termini, alla base c’è la consapevolezza che l’educazione emotiva e l’educazione etica vadano di pari passo, senza che l’una escluda l’altra, in quanto la complessità umana richiede attenzione verso entrambe le dimensioni (l’essere dell’Io è sempre uno, ma cangiante nel tempo), che, congiunte dinamicamente, vengono così finalizzate ad un agire più responsabile.
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